giovedì 31 marzo 2011

Book Blog #1 › "Quattro amici" - David Trueba

Sono particolarmente ispirata, oltre che trattenuta a casa dallo sciopero totale dei trasporti, qui da me (Ne riparlerò in un post specifico a breve ndr), quindi ho deciso di inaugurare questa sorta di nuova rubrica a scadenza non fissa. Il titolo è un gioco di parole un sacco banale tra Book Block e Blog, e quindi diventa Book Blog. Scemo. Ma mi discolpo con la scusa che l'importante sarà il contenuto. Contenuto che, nello specifico, sarà costituito da una serie di riflessioni, impressioni, confronti con altrilibrimusicacinemaetuttoquellochemiverràinmente, aneddoti da lettrice and many more. Insomma, tutto quello che mi ha suscitato un libro X tradotto a parole, più o meno.
Non si tratterà di recensioni, non so se ho avuto già occasione di scriverlo, ma le recensioni mi stanno sul cazzo, mi sta sul cazzo il dover per forza incasellare un libro in canoni X, mi sta sul cazzo il complesso da pene piccolo dell'80% dei critici (O di invidia del pene nel caso si tratti di critiche donne, tanto per essere bipartisan). Riflessioni da lettrice. Semplicemente.


Iniziamo con un libro che ho finito di leggere un paio di settimane fa ma che in realtà tenevo in libreria da anni, regalo di mio padre di un Natale passato, o qualcosa del genere, iniziato e abbandonato a metà. L'ho ripescato praticamente a caso in un periodo di magra economica (e -di conseguenza- letteraria), connessa a poca voglia di rileggere roba già letta come faccio di solito in questi casi. Il libro in questione è "Quattro amici" dello spagnolo David Trueba, edito da Feltrinelli (Ma non mi chiedete l'anno perchè non me lo ricordo) e si potrebbe descrivere con una sola parola, un verbo: scivola. Sia nel senso che scorre, si fa leggere piuttosto facilmente, è semplice, fruibile, non impegnativo, puro "intrattenimento letterario" (E non mi spiego per quale motivo la prima volta non sono riuscita a finirlo, in effetti), che nel senso che beh...Scivola addosso. Nel senso che lascia poco quando lo si chiude e lo si posa di nuovo in libreria. In questo senso, i primi termini di confronto che saltano alla mente sono -letterariamente- i libri di De Carlo post Due di Due e cinematograficamente, un qualsiasi film di Muccino o di Virzì, classiche storie generazionali, sull'amicizia, sui problemi del crescere, roba scontata, scontatissima, e che personalmente mi hanno immensamente sfracellato le ovaie per il modo che hanno di stereotipare, incasellare, e categorizzare intere generazioni.


Insomma, gente alla soglia dei trenta che non riesce a trovare un equilibrio tra l'adolescenza e la maturità, il tizio che s'è sposato per caso e ha dovuto abbandonare la sua propensione al sadomaso (Che per inciso, è l'unica trovata che poteva essere simpatica, ma non è approfondita bene), il tizio lasciato dalla donna, il ciccione sfigato, il latin lover impenitente. Qua e là stracci di (wannabe) lotta di classe pret a porter con battutine tra il figlio di papà annoiato e quello-che-lavora-in-maniera-saltuaria.

In definitiva, un libro che se lo leggete o non lo leggete non vi cambia niente. Un buon passatempo, in mancanza di altro da leggere o rileggere.

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