mercoledì 26 gennaio 2011

«Remember, remember, the 14th of December»

Anche stavolta una parafrasi, o una storpiatura, as you like. Si, è “V per Vendetta”. E si, per i più colti (O per i più pignoli/precisini/saccenti/rompicoglioni), è anche la filastrocca che cantano (o recitano?) i bambini inglesi il 5 novembre, giorno in cui si commemora la congiura delle polveri di Guy Fawkes. Niente
digressioni storiche superflue, se vi interessa andatevelo a cercare su Wikipedia.
Veniamo alla storpiatura. 14 dicembre. Per quelli che vivono in mondi paralleli, altri pianeti, o per quelli che soffrono di Alzheimer precoci, il 14 dicembre, oltre ad essere esattamente a dieci giorni di distanza dalla vigilia di Natale con annessi  cenoni , è il giorno in cui è esplosa la rabbia accumulata di una generazione più forte delle camionette dei finanzieri, più dolorosa dei colpi dei manganelli, più strappalacrime dei lacrimogeni. E’ il giorno in cui abbiamo sperato di esserci svegliati dall’isolazionismo e dal nulla della disillusione o –al contrario- dalle illusioni felici made in brainwashing televisiti. Abbiamo sperato di essere più forti di loro, abbiamo sperato in una collettività, in un “noi-popolo” o “noi-giovani” che fosse più forte di “loro”, governo, galoppini del governo, annessi e connessi. Abbiamo sperato di farcela.
Stamattina leggevo un articolo su Carmilla On Line, sul 14 dicembre, per l’appunto. L’articolo chiudeva con “Il punto è che c'è una generazione che non ha più nulla da perdere e adesso incomincia a far paura.”
E’ passato un mese. Poco più di un mese. E che fine abbiamo fatto? Dovevamo far paura agli altri, non a noi stessi.  Pensavo di essere solo io quella con gli attacchi di panico. E invece, ne abbiamo avuto così tanto di panico, di paura, da spegnerci di nuovo, nel nulla o nella disillusione. Che fine hanno fatto quei sogni disperati ed incazzati, quei sogni facilmente incendiabili come l’alcool rosa per pulirsi le ferite?
L’unica idea che mi viene è “Siamo stanchi”. Ma “Siamo stanchi” è una giustificazione, non una risposta pertinente. 
Intanto che ci riflettiamo, prendiamo lezioni dall'Albania e dall'Algeria, che li chiamano paesi-in-via-di-sviluppo, ma sono molto più sviluppati di noi.

«L'amore ai tempi del bunga bunga»

Titolo tra virgolette. E’ una parafrasi. L’originale è una canzone, si chiama “L’amore ai tempi dei licenziamenti dei metalmeccanici”, che poi ci sarebbe stata bene uguale come tag per questo inizio di secondo-decennio-del-secolo.Ma lasciamo Mirafiori, lasciamo i metalmeccanici tra le (poco) amorevoli braccia di Marchionne e spostiamoci tra le amorevoli braccia di qualcun altro.Le sue, quelle del signor B., sono veramente piene d’amore da dare, soprattutto se hai un paio di tette e meno di vent’anni o giù di lì. Amore. Del resto il signor B. suddetto è il leader del partito dell’amore.Amore, amore, amore.  Dizionario: “Amore: sentimento di affetto vivo, trasporto dell'animo verso una persona o una cosa”.No, non coincide, non mi pare. Soprattutto,  volendo prescindere dalle implicazioni filosofiche e dalle congetture sul “trasporto dell’animo”,  la differenza più importante è che non vengono citati pagamenti, sul dizionario.E ci hanno rubato pure l’amore, prima facendolo diventare uno slogan, poi dandogli il colpo di grazia e cancellando definitivamente dalle nostre teste tutti i ricordi infantili da film Disney a suon di bunga bunga (Ma ve la immaginate Biancaneve ai tempi del Bunga Bunga? O Cenerentola, con Emilio Fede vestito da Fata Madrina?). Innamorarsi non va più di moda. E dopotutto, è meno conveniente. Innamorarsi implica liti, sospiri, pianti, urla, e regali di Natale, San Valentino, anniversari e cazzi vari, che poi magari quando finisce ce ne pentiamo pure. Il bunga bunga, al contrario, è veloce e redditizio economicamente e socialmente, se si punta al potere politico e/o al successo mediatico come vertice sociale, s’intende.Ragazze? Ci siete? Statemi a sentire. Sono una di voi.  Smettetela d’innamorarvi. Che tanto poi, oggi come oggi, non potete nemmeno metter su famiglia, che c’è la crisi e i suddetti licenziamenti, non solo dei metalmeccanici. Datevi al bunga bunga.Ragazzi, mi dispiace per voi. O aspettate che al trono, per discendenza ereditaria, salga la signora Marina B., o ripiegate su Lele Mora. Stavolta vinciamo noi, e non ci si spiega perché le femministe sono incazzate.No. Spiacente. Non ci riesco. Me lo ripeto come un mantra, mentalmente “Bunga bunga bunga bunga bunga”, ma non ci riesco.  Non perché io sia una moralista, che come tutti quelli della mia generazione, il sesso l’ho scoperto in tivù da piccola, l’ho avuto sempre sbattuto in faccia e non mi fa l’impressione che faceva alla generazione dei miei, non è il tabù che era per loro, quanto perchè io, come spero ancora la maggior parte delle persone, sento il bisogno di essere amata e rispettata, e di amare e rispettare, nonostante le crisi, i pianti e i regali che se ti lasci non tornano. E non è morale, è bisogno inconscio di chi ha ancora roba dentro, coscienza, anima, nodoallostomaco, chiamatelo come vi pare.E non facciamocela rubare questa fame d’amore, non facciamocelo togliere, svendere, mercificare. Se poi proprio ci va male, ci resta l’odio. L’odio è un sentimento nobile, altrochè.