domenica 13 febbraio 2011

"Se non ora quando", commenti a caldo

(Copincollo il mio commento a caldo sulla manifestazione da Giap, poi con calma tra stasera e domani il post più preciso e approfondito)

«Appena tornata anche io dalla manifestazione. Bella la presenza di facce nuove, famiglie e anziani, in una città piccola dove finora a manifestare c’erano sempre stati solo i centri sociali e gli studenti. Meno belli certi interventi pregni di moralismo che sottolineavano la divisione tra “sante” e “puttane”, tra grandi donne e “donne di strada”, donne perbene e donne “permale”, quasi a buttare la colpa sulle “puttane” e a toglierne un po’ da chi le “puttane” le ha sfruttate. (Tra l’altro, volevo citare la bella risposta di sopra di WM4 nell’intervento che ho fatto, ma ho dovuto stringere perchè l’organizzatrice mi ha cazziata causa lunghezza eccessiva). Belli, quasi che mi hanno commossa, gli anziani con cui ho avuto lunghi discorsi, che ci appoggiavano e si preoccupavano per noi e per il nostro futuro.

Non so se servirà a fare in modo che la dignità, non solo delle donne, ma anche dei lavoratori, degli studenti, dei precari, delle persone pensanti in generale d’ora in poi sia difesa sempre e non solo in occasione di fatti eclatanti del genere. Però, sicuramente, è servito e servirà a dare un po’ di speranza in più a chi ha lottato, lotta e continuerà a lottare.

(Quanto al post-Berlusconi, il problema è che il berlusconismo mentale non si laverà via facilmente, secondo me. E temo che ad approfittare del vuoto di potere possa essere la Lega Nord, che resta forte, e di dover iniziare ad imparare ad imitare il dialetto lombardo per portarmi avanti col lavoro)

Baci. E ancora buona lotta a tutti :-*
»

mercoledì 9 febbraio 2011

13 febbraio, massa critica con gli ombrelli rossi: Noi vogliamo tutto!

(Appello che condivido in pieno e riporto da femminismo a sud)



Se non ora quando? Sempre! Diciamo noi

“Noi vogliamo tutto” è il nostro manifesto/volantino di partecipazione alla manifestazione, sottoscritto dal Comitato per i diritti delle prostitute [leggi il loro comunicato]. Per adesioni scrivere a femminismoasud@inventati.org oppure a ombrellirossi@grrlz.net. Chiunque stia realizzando uno spezzone dagli ombrelli rossi in qualunque città può farlo proprio (a destra potete leggere info sulle città in cui ci saranno spezzoni ribelli, liberi e indecorosi).

Potete scaricare il volantino in pdf per l’appuntamento a Roma dove noi, le femministe e i disertori e le sex workers saremo insieme. Da scaricare anche il logo, il banner per blog e siti, il volantino in .doc da riadattare per altre città.

Appuntamento a Roma, 13 febbraio, ore 14.00, Piazza del Popolo (pagina evento facebook).

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NOI VOGLIAMO TUTTO

Ombrelli rossi per i diritti di tutte le donne


Siamo donne, uomini, femministe, sex workers, disertori del patriarcato.
Viviamo sulla nostra pelle l’assenza di diritti, la precarietà, la mancanza di prospettive.
Vogliamo futuro. Vogliamo respirare. Vogliamo poter scegliere.

Siamo tutt* egualmente consapevoli dell’esistenza di regole economiche che favoriscono i ricchi e massacrano chiunque altr@.

Siamo in vendita.

Sono in vendita le nostre braccia, le nostre vite, la nostra testa, i nostri corpi.
Chi prova ad autodeterminare la propria vita diventa oggetto di repressione. Perché a pochi piace un mondo di soggetti liberi.

Si preferisce invece una società di operai, badanti, schiave, precarie, disoccupati, lavoratrici del sesso, alla mercé del primo manager pronto a cancellare diritti, reddito, casa, lavoro.

Nelle società decadenti, quelle in cui nessuno sa proporre una alternativa, chi ha poca fantasia ottiene potere attraverso iniziative autoritarie.

Perseguitare gli stranieri per fare finta di difendere la sicurezza economica degli italiani.
Perseguitare i gay e le lesbiche per fare finta di difendere il sacro valore della famiglia.
Perseguitare le donne per fare finta di difendere la continuità della specie, per fare finta di difenderne la dignità, il corpo, la vita.
Perseguitare chiunque esprima un libero pensiero per fare finta di difendere i potenti che governano.

Le vittime vengono descritte come carnefici. I carnefici si autodescrivono in quanto vittime.

Le donne lo sanno. Accade ogni giorno. In ogni luogo in cui un uomo uccide una donna mentre i media sono attenti a definirne la nazionalità o a giustificarlo affinché non si sappia che la violenza in famiglia è la prima ragione di morte violenta per tutte le donne.

Accade negli angoli bui in cui sono costrette le sex workers. Relegate nelle periferie fredde e insicure, da ordinanze di sindaci sceriffi armati a salvaguardia del decoro e della moralità. Ed è in quegli angoli che spesso le sex workers perdono la vita, mentre i media ignorano queste morti e nei titoli pronunciano chiara la parola “prostituta” e omettono di specificare che l’assassino è un cliente.

Accade alle straniere, lavoratrici del sesso, badanti, costrette ad obbedire ad un padrone, un uomo o lo Stato, per evitare di essere rinchiuse in un C.I.E.

Noi non ci riconosciamo nelle omissioni, nei moralismi, nelle bugie di chi consegna i nostri corpi autodeterminati allo Stato, alla nazione, in nome di una dignità che nessuno ci riconosce mai quando diciamo che non abbiamo patria, nazione, perché non abbiamo certezze economiche, prospettive di studio, libertà di scelta.

Noi non ci riconosciamo nella chiamata alle armi per una caccia alle streghe animata da misoginia e omertà a protezione dei veri responsabili del disastro italiano.

Non riuscirete a metterci le une contro le altre perché chi usa la guerra tra poveri in qualunque battaglia crea separazione sociale per dare credito a chi su quella separazione specula.

Vale per quelli che istigano la guerra tra stranieri e italiani.
Vale per quelle che istigano la separazione tra donne perbene e donne permale.

Scendiamo in piazza anche per dirvi questo.

Perché noi non vogliamo essere usat*.
Perché noi vogliamo di più.
Perché noi vogliamo tutto.

Femminismo a Sud (http://femminismo-a-sud.noblogs.org)
Comitato per i diritti delle prostitute (http://www.lucciole.org)

Per adesioni: femminismoasud@inventati.org oppure ombrellirossi@grrlz.net

Gaps, nostalgicismo & via discorrendo. (Non ci vuole un altro sessantotto, ci vuole un altro Egitto)


Riflessione in seguito a discussioni varie: i gaps, non solo generazionali, ma anche e soprattutto mentali (Che poi, a ben rifletterci, sono la sovracategoria di quelli generazionali), sono -secondo la sottoscritta IvBi- un fattore da non sottovalutare MAI, scritto a lettere maiuscole, nelle dinamiche dell'attivismo sociale und culturale.
Motivi?

Secondo me, il principale è il sessantotto e i sentimenti che chi l'ha vissuto direttamente o "di striscio" (E anche buona parte di quelli che non l'hanno vissuto-ma-lo-fanno-per-sentito-dire) prova nei confronti di quelli che, genericamente, senza mettermi a fare disquisizioni storiche e stracazzi del genere, chiamerò "Eventi del sessantotto". Sentimenti che in buona parte sono legati al nostalgicismo, e al "revival storico", allo strasentito "Ci vorrebbe un altro sessantotto" (O un altro settantasette, perchè dicono pure quello).

Ora, tralasciando la critica storica del sessantotto (E io personalmente condivido la visione Pasoliniana a riguardo), sono del parere che, allo stato attuale di cose, vista l'evoluzione (O involuzione?) storica, ricreare le premesse che portarono ai movimenti del sessanta e del settanta è o del tutto impossibile o -peggio- possibile e totalmente deleterio.
Non ci vuole un altro sessantotto. Ci vuole un duemilaundici. Duemiladodici. O quello che è. Non ci vuole un altro sessantotto. Ci vuole un pointbreak che fa esplodere il movimento dagli strati più bassi della popolazione. Ci vuole (Purtroppo, aggiungerei) un altro Egitto.

Fritto Misto (Riflessioni accumulate in giorni di nonscrittura, aggiornamenti, cambiamenti ecc ecc ecc)

Dunque. Proviamo ad andare con ordine.

1)Partiamo dalla cosa meno seria. Ho cambiato nome al blog. Da "nitroglicerina aliena" a "Eve B. e la Nitroglicerina". Il motivo fondamentalmente è che non c'ho un cazzo da fare. Quanto a "Per-cosa-sta-Eve-B., se qualcuno se lo fosse chiesto e anche se non frega niente-a-nessuno": Eve è un omaggio triplice. A Eve, una delle mie puntate di X-Files preferite. A Evey Hammond, di V Per Vendetta. E a Eva, che secondo quel bel libro che è la Bibbia, è la prima donna. E, secondo reinterpretazione personale di quel bel libro di cui sopra, la prima rivoluzionaria. (La storia della mela, do you remember?)


La B. Anche la B. è un omaggio. Ma siccome è puntata, ci potete far entrare quello che vi pare: bambola, babbuino, barbiturici, boh ecc ecc ecc.

2)Roba più seria, in ordine. Ho avuto una serie di discussioni che mi hanno portato a riflettere sull'importanza del fattore "gap generazionale" nel movimento, nell'attivismo politico (e culturale) e nella lotta. A brevissimo, in un post a parte, riflessioni a riguardo

3)Altre discussioni, letture e suggestioni varie, con riflessioni annesse (E altro post a brevissimo) sul valore delle icone, sulla società dello spettacolo, su Debord con annessa recente rilettura e via discorrendo.

4)Last but not least. Manifestazione ad Arcore, Egitto, violenza e non violenza, e via discorrendo.

(En passant, spazi pubblicitari sulle iniziative del QE)

giovedì 3 febbraio 2011

«Mostri & Normali» (Primo Capitolo, Anteprima)

(Anteprima del primo capitolo dello pseudoromanzo che ho appena finito. Pubblicata sotto licenza CC Non Commerciale, Non Opere Derivate..)


1.0


Il mio viaggio, come tutti i viaggi, inizia in una stazione, tra gente che non conosco, qualche faccia assonnata, qualche altra arrabbiata o preoccupata, immersa nei mille e mille piccoli ordinari deliri partoriti dalla routine.
E poi c'è anche qualche faccia innamorata: loro si riconoscono dai sorrisi, ma soprattutto dallo sguardo, un po' perso e un po' di sfida, come se gridassero attraverso gli occhi che sono pronti a battersi col mondo, ora.
E sono belli anche se non lo sono, è l'amore a renderli così mi hanno detto, e forse è vero.
Io sono semplicemente curiosa e loro sono quelli che guardo di più, nutrendo con le loro facce, coi loro sguardi e coi loro sorrisi la fame di conoscere quel mondo che finora m'era sempre stato alieno: non mi era mai piaciuto, stare tra la gente. Non mi era mai piaciuto il loro modo di guardarmi, anzi di non-guardarmi, il mio confondermi, mimetizzarmi perfettamente tra di loro. Volevo essere unica. Non lo ero. Volevo un’identità. Non sentivo di averla.
Adesso ho deciso di affrontarli, di guardarli, di conoscerli, come farebbe un etologo con un gruppo di scimmie antropomorfe, o qualcosa del genere.

Gli unici che non guardo mai sono i freak seduti ai margini della strada, a terra, su cartoni pubblicitari di riviste per adolescenti eternamente bagnate, come in una metafora del concetto di antitesi.
Non li guardo, non per qualche forma conscia o inconscia di xenofobia, ma perchè sono quelli che conosco meglio: ho sempre vissuto tra di loro e ho sempre desiderato essere una di loro.
Sono nata 21 anni fa e i medici mi hanno bollata come miracolo: ero l'unica perfettamente sana in una famiglia generata dalle leggi della dominanza genetica e da secoli di incroci tra consanguinei, una famiglia di quelle che nessuno si aspetterebbe di trovare in una tranquilla provincia italiana e soprattutto nel ventunesimo secolo, una specie di versione non cinematografica della famiglia Addams.
Quando il tuo mondo è costellato fin da bambina da nani acondroplasici, focomelici, Elephant Men, quello che hanno chiamato miracolo, la tua normalità, si trasforma in una maledizione: ero io la diversa e non desideravo altro che essere come loro, perdere un braccio, una gamba, o restare perennemente congelata anche da adulta in una statura da bambina.
Io e quelli come me, quelli che la mentalità comune definisce “normali”, eravamo i mostri nel mio mondo.
Ho passato l'infanzia e l'adolescenza a tentare di recidere quelle inutili appendici di carne comunemente note come braccia, guardando con invidia il braccino piccolo e avvizzito che faceva capolino dalla spalla del mio fratellino focomelico, non ci sono mai riuscita, mi hanno sempre fermata in tempo, ma a nulla sono servite le molte settimane della mia vita passate in asettiche stanze d'ospedale o i fiumi di parole degli psicologi che tentavano di convincermi di quanto fossi fortunata per il mio essere nata sana, del dover cercare la mia unicità al di là della forma del mio corpo, e via discorrendo.
Ogni volta riprovavo, mai riuscivo.

Verdun

Ho deciso. Chiamo mia figlia Verdun. E se non avrò figlie, adotterò una molotov e la battezzerò con lo stesso nome. Che tanto è uguale.

Le mirabolanti discussioni con sconosciuti

Riporto un pezzo di una discussione con un tizio che non ho idea di chi sia su Facebook. E' interessante. Anche se non cito tette. O forse si.

Tizio: « credo che uno dei tanti modi del sistema per screditare qualcuno sia proprio farlo diventare di moda,renderlo massificato e banalizzato,e' una tecnica che hanno usato da sempre e che continuano ad usare,le facce dei rivoluzionari sulle magliette che si vendono per teenagers sono unpo dei tanti esempi...»

Me medesima: «Non so se è un modo di screditarlo volontario, ma sicuramente ha come effetto l'identificazione del prodotto artistico con l'artista, l'eccessiva iconizzazione dell'immagine, che è ASSOLUTAMENTE deleteria. I primi due esempi che mi vengono in mente sono Saviano, che è diventato una specie di bandiera, un modo per (citando un articolo che leggevo ieri) "Deresponsabilizzarsi dalla lotta", una specie di scarico dei sensi di colpa che abbiamo un po' tutti perchè la camorra è "colpa" di tutti, e non ci salveremo certo leggendo Saviano. Il secondo esempio che mi viene in mente è Ferretti. CCCP, CSI, PGR. Artisticamente, è pregevole. Come persona, visti gli ultimi risvolti, beh...Però, si tende a svalutarlo anche artisticamente perchè come persona fa cagare.»

Tizio: «facendo un analisi anche superficiale dei personaggi che parlano in un certo modo del sistema si puo'notare che hanno fatto quasi tutti la stessa fine e cioe':gavetta,boom di fama e notorieta',banalizzazione del personaggio ossia scomporre il suo pensiero in tanti frasi fatte e rifatte.Secondo me il sistema se dicesse direttamente che Palaniuk e' un imbecille pochissime persone giustamente gli darebbero credito,allora per smontare la persona occorre x forza banalizzarlo...(ovviamente e' solo il mi pensiero)....Il caso Saviano di sicuro ora rappresenta quello che hai detto tu,ma hai citato un caso molto molto complesso,saviano e' un caso abbastanza particolare..»

Me medesima: «Eh. in linea di massima concordo, il mio unico dubbio è che non sono sicura che la banalizzazione sia "pilotata", o se invece sia solo frutto di un involuzione "naturale"»

Altra tizia: « d'accordo con Alessia. le facce sulle magliette sono una mercificazione di una idolatria che nasce "spontanea" (o pilotata, ma ideologicamente, non certo dal marketing). c'e' richiesta, si crea l'offerta. e anche la banalizzazione e' frutto della moda del momento. Che Guevara negli anni 70 era un must, poi e' diventato una tamarrata, poi un modo per farsi menare, poi una moda, ora un delicato tocco di vintage, per cui gente a caso se lo fa tatuare (bleah).»

Tizio: «non sono d'accordo sulle involuzioni naturali,se c'e' gente che ci governa l'involuzione non puo' essere naturale,per me anche l'involuzione e' pilotata,io lo dico sempre,ci sono due strade:1 quella che viviamo in un mondo sfigato fatto di gente cattiva e strafottente,e sinceramente questa via che e' quella piu percorsa non credo che pportera' a qualcosa se non alla rinuncia di lottare,l'altra via e' quella di identificare quale sia il proprio nemico(nel mio caso i governi e le loro sovra e sottostrutture)inoltre:"le facce sulle magliette sono una mercificazione di una idolatria che nasce spontanea",io mi chiedo: anche questo e' un caso che simultaneamente nella gente si crea la domanda per le magliette di del CHE?O c'e' qualcuno che pompa quei desideri per fari si che venga creata una domanda e di conseguenza un offerta?»

Me medesima: «Trovo banalizzante questo concetto di sistema. E' come scaricare il popolo -scaricarci- da ogni responsabilità di sorta, addossando tutte le colpe, anche le nostre, al concetto astratto di "sistema" e al gruppo indefinito di "governanti". Se il sistema esiste, è perchè è il popolo a sostenerlo. Però, non credo che la lotta sia impraticabile, anzi, sono una fervente sostenitrice della lotta. Lotta che -in questa fase- però, serve solo a modificare i parametri sociali mentali del popolo. Poi, una volta riformati questi parametri sociali mentali, possiamo pensare al tipo di lotta che dicevi anche tu. Altrimenti quel tipo di lotta, secondo me, è sterile. Finiremmo in un circolo vizioso, da cui sarebbe difficile uscire.»

Altra tizia: «la prima. il popolo è stupido. ce ne facciamo una ragione. basta vedere come gira l'Italia. ma "e' colpa del governo" e' la cosa piu' banalizzante che si possa dire a proposito, piu' ancora delle magliette di Che Guevara. il "governo" siamo noi, ci piaccia o meno (e lo dico come anarchica): non e' satana, incorporeo e onnipotente. e' qualcosa che contribuiamo a creare e che possiamo contribuire a distruggee. basta rimboccarsi le maniche. la lotta, mentale o fisica, nasce dalla consapevolezza del potere del singolo nella societa' fatta di singoli, senza "nemici che ci manipolano dall'alto".»

Tizio: «bhe'...che responsabilita' ha un individuo che a 0 anni viene messo in una scuola,e da li in poi seguira' tutto un percorso guidato dalle direttive del potere?Siamo gia' in un circolo vizioso a causa di questa cosa....Il concetto di sistema non e' astratto,il sistema e' formato da ruote e cose ben precise che in un post di facebook mo ci vuole(ritornando alla banalita') e' impossibile descrivere,il tipo di lotta che intendo io non e' fisica(quella viene alla fine)ma culturale,ripeto credo che sia piu indefinito il concetto che l'uomo e' cattivo,che quello di indentificare il nemico che seppur identificato in un gruppo di governanti quel gruppo di governanti non e' astratto.Il concetto di responsabilita' e di colpa collettiva e' un concetto clericale che dal medioevo a mo ha preso largamente piede e fa fatica ad abbandonare le menti delle persone,ma e' molto comodo per i potenti,infatti mentre noi ci impegnamo a capire dove sono le nostre colpe loro si impegano in tutt altre cose a discapito nostro..»

Me medesima: «Concordo solo sulla lotta culturale. (E personalmente non ho mai detto che l'uomo è cattivo, eh, sia chiaro. Non la condivido come cosa). Quanto al resto, ancora una volta, rischiamo di cadere in un circolo vizioso. Faccio un esempio che mi sta particolarmente a cuore ed è assolutamente vicino alla mia filosofia mentale: quello di società dello spettacolo. Secondo te, la società dello spettacolo, esisterebbe, se non esistessero gli spettatori?
Se presupponiamo che la società dello spettacolo ci venga imposta "dai governanti" e "dal sistema", presupponiamo anche che il popolo è facilmente condizionabile, è "stupido" e gode di poco libero arbitrio, quindi, con queste premesse, la lotta diventa utopica.
Se invece presupponiamo che la società dello spettacolo (Ma vale per tutto, ripeto, questo è solo un esempio a me caro), ci è si, imposta dall'alto, ma noi SCEGLIAMO di essere, o non essere spettatori, di essere, o non essere, prodotti commerciali, e quindi abbiamo -con la nostra scelta- una responsabilità nel determinare quel "sistema" di cui si parlava prima, qualche speranza, con la lotta, ce l'abbiamo. Ovviamente, la mia è un'opinione (E proprio per questo mi fa piacere confrontarla con le vostre), lo specifico sempre.»

Tizio: « mi sono posto pure io la stessa questione....posso risponderti solo con ulteriori domande e supposizioni....con chiunque parli si lamenta della tivu,si lamenta del fatto che faccia dei programmi stupidi,che il 90 per cento delle cose sono false lo sanno tutti e se ne lamentano pure,si lamentano anche del fatto che in molti casi la tivu e' di parte,ora dato che tutti si lamentano della tivu,essa continua ad esistere tranquillamente,emette programmi come se nulla fosse,risultato:ci lamentiamo continuamente di una cosa ma ce la subiamo comunque come degli automi,ora da dove deriva l'automismo di fare una cosa che sappiamo essere non solo falsa ma anche dannosa?l'automatismo di una persona sta nell'essere condizionato secondo me,la persona odia la tivu ma paradossalmente le da anche fiducia perche' sa che e' un mezzo attraverso il quale riesce a vedere delle cose(informazione o spettacolo che sia),ormai nella persona e' radicato il concetto della tivu=cose della vita reale.Inoltre gli antichi dicevano che il mondo si erige sul giusto equilibrio tra ying e yang,ossia bianco e nero bene o male.Politicamente parlando il bene come concetto politico lo si identifica nel comunismo,in quanto il comunista e' l'individuo che si preoccupa delle cause sociali e dei lavoratori,e nel male invece si identifica la destra come individui razzisti e intolleranti.Ai tipi di sinistra corrisponderanno una serie di trasmissioni tivu,una serie di gusti musicali,una serie di gusti in altre cose,la stessa cosa sara' a destra,il tipo di destra si identifica con trasmissioni tivu di un certo tipo,di una certa musica ecc..Per intenderci il tipo di sinistra seguira' travaglio e il tipo di destra bruno vespa,entrambi hanno creduto di aver scelto,in realta' si sono autoomologati in valori che ha offerto l'ideale che piu gli era simpatico,ma quell'ideale deriva da un unico potere.In definitiva ti chiedo:Dopo l11 settembre l'america ha intrapreso una guerra nonostante le proteste di milioni di abitanti nel mondo,questo secondo te e' libero arbitrio?Il fatto di andare a votare e dovr scegliere tra un presidente che va a trans e ruba e uno che ruba solo e' libero arbitrio?Il libero arbitrio cosi come la leggenda dei 10 comandamenti di gesu nasce come piacevole intrattenimento mentale...»

Me medesima: «Sei troppo dicotomico, secondo me. Si può anche scegliere di non guardarla la televisione, o di non votare. Oppure, di cercare di rivoluzionare il sistema massmediatico e di rivoluzionare il concetto sociale che sta alla base della politica attuale, che è quello che tento (nel mio piccolo) di fare io. Il libero arbitrio è pure quello. Anche queste sono scelte. E io non mi ritengo più intelligente degli altri, ritengo solo di aver fatto una scelta diversa. E poi, ripeto, se parti dal presupposto che l'uomo sia così facilmente manipolabile, come pretendi di farla, la lotta? E' persa in partenza. Oppure resta solo una lotta di "elitè culturali". Il tipo di lotta che Pasolini (Secondo me a ragione, perchè una lotta del genere è sterile se non addirittura dannosa) condannava nel sessantotto, per capirci.»

Tizio: «il sistema mass mediatico,la comunicazione,e l'arte di comunicare sono cose che si basano su principi specifici della PNL(dovrebbe essere un caso anche che il potere si dota dei migliori psicologi,pscichiatri,curatori di anime),e inoltre il sistema comunicativo e' iprecomplesso,quindi l'uomo non e' facilmente manipolabile,ma si fa manipolare perche' poi di fatto tutte ste scelte che mi hai elencato l'uomo non le fa,al massimo riesce solo a scegliere di non guardare la tivu che e' la cosa piu facile,anzi al giorno d'oggi fa anche abbastanza figo.
" E poi, ripeto, se parti dal presupposto che l'uomo sia così facilmente manipolabile, come pretendi di farla, la lotta?" A questa domanda ti rispondo che sono semplicemente avvilito.»

mercoledì 2 febbraio 2011

«Il femminismo» (Che ultimamente fa ‘na cifra alternative fashion!)

PREMESSA: L’autrice è un sacco femminista. Così tanto che preferisce dire “Mi hai sfracellato le ovaie” a “Mi hai rotto il cazzo”.

TEMA: L’autrice non condivide questa moda del femminismo radical chic alternative che sembra stia prendendo piede come reazione al bunga bunga e compagnia cantante.

SVOLGIMENTO:
Dunque. Ordine cronologico. Qualche giorno fa, navigando sull’amatodiato Faccialibro, mi capita sott’occhio sta roba: “Donne dicono NO. In questa settimana su Facebook: IO SONO!”. Letterale, copincollato. All’inizio non ci faccio caso. Poi, vedo spuntare come funghi, facce più o meno note sulla bacheca. Simone De Beauvoir che condivide i video degli Oasis, la Montessori e Lady D. che condividono i video di Ligabue, Frances Farmer che diventa fan di pagine dai titoli assurdi, Meryl Streep, JK Rowling, Jodie Foster e pure quella simpaticona della Fallaci. Uhm. No, aspetta. Le cose sono due:
A) Sono morta e sono finita in paradiso, nell’harem di Dyo. (Corollario: Meryl Streep, la Rowling, Jodie Foster e tutto il resto, sono morte e non se ne sono mai accorte, tipo Bruce Willis nel “Sesto Senso”)
B) E’ una nuova Facebook-Fashion, o qualcosa del genere.

Siccome il mio corpo è tangibile, respiro, e mi scappa pure la pipì, non sono morta. Credo. Ergo, la B è la soluzione più plausibile. Ricerche più approfondite, e incappo di nuovo nella “roba” di cui sopra. Sembra che la moda del momento sia usare come foto del profilo quella di una donna –secondo loro- storicamente importante, significativa, simbolica per “combattere” la mercificazione della donna ad opera della società dello spettacolo.

Quindi, fatemi capire, per combattere la mercificazione (Per altro volontaria) di determinate signore, ne mercifichiamo altre svuotandole di contenuto e trasformandole in mere bandierine per ragazzine pseudoalternative o per signore radical chic/impegnate di sinistra? Così siamo pari? Della serie, quelle stupide si sono mercificate da loro, quelle intelligenti le mercifichiamo noi? Le svendiamo? Siamo così INCAPACI di lottare da sole, da doverci servire di bandiere? Siamo diventate così vuote da doverci “appropriare” dell’identità di qualcun altro per sentirci orgogliose come donne?

Punto due. Analizziamo la questione “mercificazione”. La mercificazione è figlia della società dello spettacolo. E non è, come molti credono e sostengono, solo femminile. Un Fabrizio Frizzi, un Papi, e persino il vostro amatissimo Saviano, non sono meno mercificati dal sistema massmediatico rispetto a una Canalis a caso. Solo in modo diverso. Qualitativo, non quantitativo. Ergo, la mercificazione volontaria in analisi, è frutto della società dello spettacolo, non del maschilismo. E’ per fama, potere (E last but not least, soldi), che le varie signorine Ruby & compagnia cantante, senza dimenticarci le varie onorevoli, Carfagna in testa, si sono automercificate. Non sono vittime del maschilismo. Sono vittime della società dello spettacolo, dei grandi fratelli, di vallettopoli e dei miraggi di soldi facili. E non hanno alcuna differenza coi concorrenti (maschi) del Grande Fratello o con l’amorevole fratellino di Sarah Scazzi, quello che fa i calendari.

E l’indignazione, pertanto, dovrebbe essere di tutti, non solo femminile e pseudofemminista. Chiudo con una citazione, che leggevo qualche giorno fa, mi pare dai WM: “Tutte le lotte sono la stessa lotta”. Perciò smettiamola di fare i gruppetti “Le femmine indignate” “I maschi indignati” tipo adolescenti. Dovremmo essere INDIVIDUI indignati.