sabato 30 ottobre 2010

Roba veramente poco seria

Alcool nello stomaco e oltre, bisogno di vomitare inchiostro e fare spazio ai pensieri nei neuroni supersaturi, era iniziata come una cosa seria, è finita in delirio etilico, frasi rubate da ottomila conversazioni diverse appiccicate qua e là tipo collage. La fiera del nonsense, che ogni tanto fa bene.

«Ho bisogno di liberarmi il cervello dalle sbarre che ci hai infilato tu, perchè Andrea non fuma se non è un salutista, e i denti neri di fumo gli alcolizzati di solito non so se fumano ma probabilmente hanno i denti viola di vino. E' un paese tra i più accoglienti del mondo, secondo me i punti Mille Miglia, sarebbe un gran vantaggio più che un problema farsi i soldi con un corso di Karate al Forte Prenestino, tutto questo era per dire che tu, io, il bracciale lo metto tutti i giorni, ora voglio sapere Alessia cosa ti ha dato e Maria cosa ti ha dato, Gnik Gnak, che culo, si arrevotò.»

martedì 26 ottobre 2010

Scoppieranno gli inceneritori e le scorie radioattive renderanno il cielo più verde di quello di Chernobyl e passeremo le notti a contare le stelle radioattive che non so se quando cadono i desideri valgono e useremo le costellazioni all'uranio impoverito per oroscopi nucleari recitati come rosari profani da chiromanti con tre braccia.

Short Story#2

Mi immaginavo in tivù questo mago ipnotizzatore che faceva dondolare questo ciondolo d'oro finto per convincerci che eravamo felici, che non esisteva crisi, che i precari erano i nostri amici immaginari e gli omicidi erano le prove per uno spettacolo teatrale e morire impiccati era una messinscena per scappare in California.
E mi immaginavo il giorno dopo c'era la faccia del mago ipnotizzatore al tigì, dicevano che si era impiccato nella doccia lasciando come ultime volontà un manuale per imparare l'ipnosi, dietro ci aveva scritto con un pennarello indelebile di quelli che puzzano di vernice: "Avvertenze per l'uso: non funziona per l'autoipnosi"

Post Scriptum: Ho controllato tutti i voli per la California e lui non c'era.
Le strisce bianche sull'asfalto le hai seguite come se fossero cocaina, amore.
Mi cigolano le palpebre, non ne vogliono sapere di stare aperte come le porte di tutte le volte che te ne andavi dopo le nostre guerre private, le nostre molotov costruite in cucina con l'ultimo sorso di vodka per tirarcele addosso, che tu volevi guerre atomiche, bombe a idrogeno, uranio impoverito ma ti ho sempre detto che facevano disordine e avevo appena pulito, appena rifatto i letti dove continuavamo a dormire separati e nel mio tenevo orsacchiotti di pezza, bambole assassine e vibratori con le pile scariche per non sentire la tua assenza. Ho bisogno di una trave di ferro per tenermi le palpebre aperte che nei sogni le guerre le vinci sempre tu.

lunedì 25 ottobre 2010

C'era quella casa dove andavamo sempre da ragazzini, quella dove giocavamo a fare gli esploratori e immaginavamo di streghe quella dove c'era una corda spezzata appesa ad un gancio al soffitto che ci faceva partorire scene splatter di impiccagioni finte, la immaginavo gotica e invece era un mulino abbandonato del dopoguerra, dei sessanta o giù-di-lì, e volevo fotografarla ma non ne ho avuto il coraggio. Di arrivarci da sola, per l'ansia dei maniaci e dei cani assassini e di immaginari uomini neri, i miei maledetti attacchi di panico e lo Xanax immaginario non funziona, mi sa che ho bisogno di quello chimico vero.

Short Story #1

Le balene che muoiono affogate nel petrolio, i pesci non vanno a benzina e nemmeno tu, che non capisco come sei arrivato così lontano, magari in autostop che devi stare attento a non trovare assassini seriali di quelli che nascondono mannaie o mazze ferrate nei cruscotti e dopo ti rivedo in tivì, il pupazzo del tuo cadavere nel plastico dell'automobile e i nei del conduttore che sembrano la mappa di una costellazione ancora da scoprire e mi intervisteranno: «Lo conoscevo, quasi lo amavo e ringrazio il killer per questi 15 minuti di celebrità»
Riflettevo sull'ultima cena cinese, che magari detto così sembra un fake made in China di un protoLeonardo asiatico. In realtà è il nostro rito settimanale quasi-fisso, che il fegato non dimentica le scorie tossiche e l'alcool cinese, ridere a dirotto che quasi ti sloghi la mascella e fumare e gridare sotto casa di Andrea, voci troppo alte di fronte a una volante dei carabinieri e sotto a finestre semiaperte di gente che non facciamo dormire. Andiamoci anche noi a dormire per qualche ora prima dell'alba.

domenica 24 ottobre 2010

Ho deciso di buttare qua dentro tutto quello che mi passa per la testa, tipo forma di autoterapia, tipo pseudo antidepressivo, pseudo Prozac, pseudoqualunquecosa simile al Prozac, sostituendo i legami chimici delle molecole di Fluoxetina alle lettere, al tictac sui tasti e alla magia che fa in modo che il suddetto tictac si converta in pixel sullo schermo.
Insomma, il fatto è che i miei pensieri non mi lasciano in pace nemmeno per un po' e ne ho troppi, tutti insieme, mi si spintonano nel cervello e mi rendono i neuroni demofobici, e ho bisogno di una dispensa dove buttarli per farmi spazio nel cervello, per dare modo ai neuroni di muoversi e non soffrire più la mancanza di ossigeno, di non soffocare e per non perderli per sempre. Tipo fotografie-digitali-a-troppi-megapixel di quello che mi passa per la testa.