Due o tre settimane fa, a differenza di adesso, alle due di pomeriggio faceva caldo. Faceva così caldo che la felpa che avevo benedetto alle sette di mattina era diventata oggetto di odio mortale, costringendomi, più che a toglierla, a tirarla via con stizza. Comunque, complici l'inerzia del viaggio in pullman Salerno-Benevento, la mia pigrizia che mi ha impedito di rigirare la felpa dal lato giusto una volta tolta e la mia abitudine a leggere tutto quello che mi capita a tiro, etichette dei bagnoschiuma comprese, mi cascano gli occhi sull'etichetta. A parte le indicazioni sul lavaggio varie ed eventuali, scopro che l'industria che ha prodotto la mia amata-odiata felpa è un'industria francese, con sede in Francia. Solo che la felpa è Made in Tunisia.
Sarà il mio complottismo, o sarà stato il sole caldo che batteva contro il finestrino rimbalzandomi direttamente sul cervello, ma non ho potuto fare a meno di immergermi in riflessioni sociopolitiche sulla Francia, la Tunisia, la guerra in Libia ecc ecc ecc.
Insomma. La Tunisia, ex colonia francese, con la quale, però, la Francia, nonostante la dittatura (Anzi, forse GRAZIE alla dittatura) di Ben Alì, continua a mantenere rapporti economici, è in rivolta, la suddetta dittatura è caduta e la Francia (insieme a tutto l'Occidente), non ha la sicurezza matematica di far rientrare la rivoluzione in canoni “comodi” economicamente e politicamente. Perciò, con Mubarak e Ben Alì già caduti, se si esclude la Siria (Che probabilmente sarà il prossimo passo della “guerra umanitaria”), l'unico dittatore che resta all'Occidente, a cui appigliarsi, per usare la solita trita e ritrita bandiera della “democrazia da esportare per salvare i popoli oppressi dalle dittatura” è Gheddafi. Quello che ha l'esercito di amazzoni, che è venuto a parlare alla Sapienza, che abbiamo accolto coi baciamani, a cui abbiamo venduto le armi, che abbiamo definito “Un leader di grande saggezza” ecc ecc ecc. Quello. (Ma non mi voglio perdere in ulteriori bagarre di politica nazionale da PD il martedì sera a Ballarò, quindi passiamo oltre.)
Un'eventuale Libia con governo fantoccio filo-occidentale (Tipo Afghanistan & Iraq, per capirci), sarebbe comoda all'Occidente, quindi, non solo per i suddetti motivi economici (Le etichette delle felpe, do you remember?), ma anche -soprattutto- per motivi politici: controllo totale e possibilità di “direzionamento” sui movimenti rivoluzionari del nordafrica. (Che poi è quello che dicevano anche Noam Chomsky qua, InfoAut qua e la sottoscritta qua in questo vecchio post).
Da non sottovalutare nella questione, anche l'effetto Fukushima. Non è un caso che la Francia abbia spinto per l'interventismo a tutti i costi SOLO dopo Fukushima. La Francia è leader mondiale nelle tecnologie nucleari. L'ondata emotiva (cit.) post-Fukushima, è quasi ovvio, farà cadere gli introiti del nucleare (Vedi la decisione della Merkel di smantellare le centrali in Germania ecc. ecc. ecc.). E quindi, che c'è di meglio che buttarsi sul caro vecchio petrolio, avrà pensato Sarkò?
E ovviamente, in tutti questi giochi politici, tra petrolio e felpe, chi lo prende in culo, è sempre la popolazione che sta sotto le bombe, chiaro.
(NOTA BENE: Non sono Julian Assange, non sono Wikileaks, né faccio la politologa. Quelle di cui sopra sono solo riflessioni mie, probabilmente sbagliate, probabilmente giuste.
NOTA BENE 2.0: A breve post su confronto tra guerra in Libia e guerra in Iraq, potere dei simboli e perchè chi prima era contro la guerra in Iraq adesso è a favore della guerra in Libia.)